FLAMINI A RUOTA LIBERA: "Mancano tecnica e valori, i dirigenti poi..."
Il tecnico oggi opinionista: "Livello basso non solo per la crisi"
Emanuele Lombardini
PERUGIA - Da qualche anno è opionionista su Umbria TV per le vicende di Perugia e Ternana, ma per lungo tempo Paolo Flamini (nella foto) è stato uno dei migliori tecnici sulla piazza. Maestro di molti, uomo di sport e di calcio prima ancora che allenatore, il tecnico perugino oggi guarda con più distacco quel mondo dei dilettanti che lo ha visto per trent'anni protagonista spesso vincente, ma non rinuncia a qualche stoccata.
"Il livello dei campionati si è molto abbassato - dice - e non bisogna andare molto indietro negli anni. Questo soprattutto perchè oggi non ci sono più soldi. Una volta si investiva nel calcio dilettantistico e quindi c'era molta più cura, c'erano rose di alto livello. Oggi invece, si fa con quello che c'è e i risultati purtroppo si vedono, si riflettono non solo nelle rose, ma anche nelle partite in campo".
Spieghi meglio...
"Sono andato a vedere un po' di partite dilettantistiche, in questi tre anni, scegliendo quasi sempre le squadre di vertice. E ho visto partite di livello bassissimo. Direi che questo riflette molto bene il livello al quale siamo giunti".
Colpa solo dell'assenza di denaro?
"Il denaro è la prima cosa. Senza denaro non c'è programmazione, ovviamente, non si fanno o si fanno molto raramente a progetti a lungo termine. E spesso e volentieri, c'è una assenza di valori, che invece nel calcio dilettantistico di qualche anno fa non mancavano mai".
E i dirigenti?
"Quali dirigenti? Chi fa calcio veramente per passione oggi? E soprattutto, quanti di questi che oggi si improvvisano con poco dirigenti sono veramente esperti di calcio? Anche questo ha influito, oggi conta spesso e volentieri soltanto il risultato. Penso per esempio ai settori giovanili".
In che senso?
"Oggi spesso i tecnici dei settori giovanili sono ex giocatori che hanno appena smesso e magari portano avanti piccoli gruppi di ragazzi. Invece i settori giovanili dovrebbero avere i migliori allenatori, le migliori strutture, le migliori cure. Altrimenti poi come si fa a sfornare giocatori che possono avere un futuro magari in campionati di vertice? Qualcuno ne esce ancora, ma sempre meno. Penso a Perugia o Ternana, che a volte pescano dalle società locali per i settori giovanili. Questo abbassa anche il livello dei loro vivai".
Di sicuro si prospetta una stagione particolare, col Foligno in Promozione, Castello e Spoleto che faticano...
"E' un pò lo specchio di quello che dicevo. Sento tantissimi giocatori che si lamentano che la loro società a fine stagione non ha onorato tutti gli impegni, anche a livello economico. Non se la prendano le società ma io penso che questo spesso sia un alibi".
Prego?
"E' facile fare calcio trincerandosi dietro il fatto che 'c'è la crisi, non ci sono i soldi'. Fare calcio investendo pochi soldi e poi magari dire ai tesserati che sono stati ingaggiati prendendosi certi impegni che non si riesce a rispettarli. Serve più serietà, su questo fronte. Ho più rispetto, per esempio, di chi offre lavoro invece del rimborso. Di questi tempi, poter garantire almeno una prospettiva che va al di là del calcio è cosa buona".