Vota il sondaggio

Inserisci la tua email per votare

Puoi votare solo una volta per questo sondaggio e la tua email deve essere valida.
La tua email non sarà resa ne pubblica ne visibile.

Consenso al trattamento dati:

Accetta il trattamento dei dati.

 
×

Accedi al Sito !

Usa le tue credenziali di accesso:
Non ricordi più la password?

Registrati

 Resta connesso

 

oppure

Accedi con Facebook

×
Campionati e Risultati: RISULTATI CLASSIFICHE STATISTICHE COPPE DIRETTA

MOSCONI, TRA 'SASSOLINI' E UNA CERTEZZA Un giorno allenerò il Foligno

“CI SONO ALLENATORI CHE SI SVENDONO. DIFFICILE ALLENARE SENZA SPONSOR” - ANDREA MOSCONI PARLA DI SE, MA ANCHE DI SERIE 'D' ED ECCELLENZA

A cura di Alberto Scattolini
Tra le molteplici virtù che un bravo portiere deve possedere c'è immancabilmente 'lo sguardo magnetico', che esprime forza, follia, audacia mescolata con un pizzico di pazzia. Ingredienti che poi, spesso, cerca di sfruttare per 'ipnotizzare' chiunque gli si presenti davanti.

Perché un portiere non è un giocatore qualsiasi (del resto porta anche una maglia diversa…), è l'ultimo baluardo di un gruppo di giocatori vestiti allo stesso modo. E dove non riescono loro in dieci ci prova lui da solo. Non per niente, chi si è inventato il calcio, gli ha assegnato il numero 1.

Altra curiosità: difficilmente uno che ha giocato a porta, ad ogni livello, diventa 'primo' allenatore. Al massimo fa il 'secondo' oppure allena i suoi simili, di ogni età. Ma ANDREA MOSCONI, di questo, non vuol sentirne parlare

Mentre lo intervisto, lui che è stato portiere professionista e poi allenatore, capisco che, nonostante i 50 anni che arriveranno a novembre, quelle caratteristiche le mantiene ancora tutte. E siccome è un fiume in piena, porta le mie domande dove vuole lui. No, non sono riuscito a fargli gol, me l'ha parate tutte, rinviando il pallone sempre nell'area avversaria.

Raccontami l'esperienza nella serie A a Cagliari come 'secondo' di Bisoli.
“Si vivono settimane uguali in ogni categoria, la differenza arriva alla domenica, quando si accendono i riflettori delle televisioni” (capisco che questa pagina della sua carriera non sarà mai una copertina).

Andrea Mosconi da Contigliano (Rieti) è gualdese a tutti gli effetti, vuoi per aver giocato nel 'grande' Gualdo della famiglia Barberini, vuoi per aver allenato la squadra, prima nel settore giovanile e poi come 'secondo' di Roberto Borrello, nell'ultimo anno del professionismo (2005-2006), vuoi soprattutto per il 'sì' con la sua splendida, dolce metà 'gualdese' e poi le sue figlie.

Perché - gli domando - la panchina della prima squadra del Gualdo non è mai arrivata? Capisco subito che il mio è un bel tiro ad effetto, ma lui lo para.
“È una domanda da rivolgere alla dirigenza attuale. Io per il Gualdo ho il massimo rispetto e avrei lavorato anche gratis. Ma il rammarico più grande dovrebbero averlo loro (l'attuale dirigenza), poiché si ritrovano in Promozione dopo aver sbagliato, lo scorso anno, programmazione e squadra. Mi hanno chiamato qualche volta soltanto per prendermi in giro ed accontentare una piazza che invece, probabilmente, mi voleva”.

Dopo Gualdo in C2 è arrivata la chiamata del Foligno di Giovanni Pagliari, ancora come 'secondo', ma anche per allenare la squadra giovanile nel campionato 'Beretti':
“Bei ricordi, ho vinto due campionati consecutivi. Foligno è una piazza che ti rimane nel cuore. Spesso, negli anni a seguire, anche in serie C, ho fatto qualche 'chiacchierata' con la dirigenza. Vuoi sapere se c'è stato qualcosa anche questa estate? Sì, ho avuto incontri con alcuni dirigenti e se alla fine non avessero trovato l'accordo con Antonio Armillei, che stimo moltissimo, con ogni probabilità, sarei stato io l'allenatore del Foligno”.

In Promozione?
“Allenare il Foligno – mi fissa e alza un po' la voce – è un privilegio che va al di là della categoria e quando vieni chiamato devi solo andare, senza se e senza ma. Foligno è una piazza calda ed importante, è come la voglio io. Ti confesso una cosa: sono sicuro che un giorno ci tornerò”.

Il rammarico maggiore?
“Più di uno. Il primo è l'anno di Nocera in Eccellenza. La mia squadra esprimeva un gioco di altissimo livello, concludendo il girone di andata al primo posto con diversi punti di vantaggio sulla seconda. Se la società fosse stata più solida ed avesse mantenuto l'intera rosa anche nel girone di ritorno sono sicuro che quel campionato l'avremmo vinto. Non riesco poi, ancora, a somatizzare i due esoneri in serie D con la Sambenedettese, da terzo in classifica e dopo aver vinto il campionato di Eccellenza, e con il Poggibonsi, dopo essere subentrato in corsa e dopo tre vittorie consecutive. Un'esperienza, questa, che potrei sinterizzare con il titolo 'mai dire calcio'... Purtroppo oggi, troppo spesso, per allenare bisogna portare sponsor. Io posso e voglio invece portare soltanto passione, idee e nuove metodologie per dare vita ad un calcio d'attacco”.

Facciamo un po' di pronostici?
“In serie D, rispetto agli anni d'oro, quando con le proprie squadre l'Umbria arrivava a coprire il 50 per cento della composizione del girone, oggi sono rimaste pochissime realtà, ma tutte particolarmente strutturate e solide. Il Villabiagio ha costruito un'ottima squadra, come pure il Trestina. In comune hanno due grandissimi presidenti che fanno della competenza e della serietà l'ingrediente principale delle loro gestioni. A Sansepolcro ci ho giocato ed ho ricordi bellissimi. Ci tornerei davvero volentieri. Lo stadio è una vera 'fossa dei leoni'. La loro politica è puntare sui giovani e lo fanno con assoluta competenza. Si tratta di tre realtà apparentemente diverse, ma tutte con idee chiare e con una programmazione altamente razionale. Se poi mi chiedi chi arriverà prima delle tre, ti rispondo il Villabiagio. Sarà un girone importante e difficile, ma sono convinto che tutte si faranno valere raggiungendo l'obiettivo prefissato”.

Dell'Eccellenza che dici?
“In questa categoria, più che nelle altre, la differenza la fa quasi sempre la solidità delle Società. Le favorite? Il Bastia ed il Cannara, perché probabilmente più delle altre hanno attaccanti di livello superiore. Subito dietro vedo l'Angelana che può vantare un alto tasso tecnico ed un'ottima società. Come outsider pronostico la Narnese perché vincere su quel campo è sempre difficile per tutti. Sarà tuttavia un campionato particolarmente livellato dove il Castel del Piano potrebbe rappresentare un'altra pretendente al titolo”.

Quanto ti pesa essere 'disoccupato'? (Mi avrebbe 'respinto' volentieri insieme al pallone).
"Tantissimo – mi risponde comunque con un filo di voce -. Ma oggi fare il tecnico di una prima squadra, come ti dicevo, è difficilissimo. Soprattutto perché ci sono allenatori che si 'svendono', vanno cioè ad allenare quasi gratis. E questo è un problema da affrontare come categoria. Quest'anno ho ricevuto diverse chiamate dalla serie D, ma lasciamo perdere il lato economico... a me piace lavorare con il massimo impegno, soprattutto con i giovani, senza guardare orologio e categoria, ma credo sia giusto che il mio lavoro venga valutato nella maniera adeguata”.

E adesso che stai facendo?
“Mi sono impegnato a Gualdo Tadino con la famiglia Barberini nel settore giovanile. Mi sono sentito in dovere di dargli una mano perché l'attuale società del Gualdo non si è comportata correttamente con Roberto (Barberini), dando vita ad un secondo settore giovanile. Avere due realtà giovanili in una piccola realtà come Gualdo Tadino non ha senso. Quest'anno ho cercato di svolgere un ruolo di raccordo tra le due realtà, purtroppo, però, non ci sono riuscito”.

Perché un attaccante che fa tre gol si porta il pallone a casa ed un portiere che i tre gol li salva il pallone lo lascia lì?
“Perché indossare il numero 1 vuol dire anche essere superiore a queste cose. Ovviamente scherzo...”.

Print Friendly and PDF
  Scritto da Alberto Scattolini il 31/08/2017
Change privacy settings
Tempo esecuzione pagina: 0,04739 secondi