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DANIEL MANCINI: FORNARETTO GOLEADOR

Ha il sorriso di chi si alza con il sorriso. L’ho incontrato qualche mattina fa a Perugia in una divisa bianca mentre scendeva da un ‘furgonato’ con su scritto il nome di un ottimo forno dell’hinterland perugino.

Lo guardo bene. È proprio lui. Ciao ‘bomber’.

È un attimo, poi mi parla subito della sua nuova avventura a Castel del Piano. Non ho mai avuto il piacere di averlo ospite nelle mie centinaia di trasmissioni sportive, e non avevo quindi con lui quella confidenza data dalla conoscenza diretta. Ma con DANIEL MANCINI tutto diventa facile perché è un ragazzo semplice e appagato da quello che ha.

Gli chiedo se quello è il suo lavoro e lui mi risponde in un modo così bello che esalta ancor più quella maturità che da sempre mostra nel rettangolo di gioco. “Sono un padre di famiglia – mi dice – che va a lavorare tutti i giorni ed ama giocare al calcio”.

Daniel ha 33 anni ed un unico rimpianto.
“Essere rimasto a Perugia, a 20 anni, rispondendo con un ‘no’ a proposte importanti arrivate da fuori regione. Dovevo andare all’Arezzo, in serie B che mi avrebbe subito girato ad una squadra di C2. Perché ho detto no? Per amore. In quell’occasione, che non si è più ripetuta, ha vinto la parte romantica di me. Mi rimane il rammarico di non aver provato fino in fondo a fare di questa mia passione una professione vera. Dovevo misurarmi, faccia a faccia, con il calcio professionistico, senza se e senza ma. Diciamo che invece di fare gol, da posizione ottimale, ho calciato malissimo il pallone e l’ho mandato in tribuna. E non me la posso prendere neanche con una zolla fuori posto, perché il campo era perfetto….. Il mio maggior difetto è avere spesso timore di fronte ad alcune situazioni che andrebbero invece affrontate con più piglio e decisione. Ma oggi, anche a questo ho trovato la giusta soluzione: mi sono di grande aiuto mio padre e mia moglie, sono motivatori eccezionali”.

Daniel lavora nel forno di famiglia (di sua moglie) e consegna pane e dolci tutte le mattine.
“Mi alzo alle 5, tutti i giorni tranne la domenica. Ma vuoi per l’abitudine, vuoi perché io le partite le sento davvero, a quell’ora, anche la domenica mattina, apro comunque gli occhi e comincio a giocare i miei novanta minuti con largo anticipo. Ho sempre lavorato – mi dice fiero -. Ho cambiato nel corso degli anni diversi lavori. Ho fatto i turni, spesso quello dalle 6 alle 2 (di pomeriggio). Ho fatto anche il giardinere all’interno di una azienda di famiglia. Ma era un lavoro che non mi lasciava spazio per allenarmi e giocare a buoni livelli. Così ho deciso di coltivare, invece di rose e tulipani, la mia passione principale che è il calcio ed eccomi a fare il panettiere. Si può tranquillamente giocare al calcio a buoni livelli e lavorare allo stesso tempo. È vero che la fatica fisica raddoppia, però è tutta una questione di abitudine. All’inizio si soffre, poi diventa tutto più facile, perché più fai e più hai voglia di fare”.


Daniel è un vero ‘bomber’, in casa e fuori.
“Il calcio dilettantistico – mi dice convinto - dovrebbe essere un divertimento, una passione. Il calcio dilettantistico, per me, significa allenarsi nel tardo pomeriggio per dar modo a chi lo pratica di poter lavorare. Ho vinto un campionato di Eccellenza a Trestina, surclassando tutti, allenandoci alle sei e mezza di sera e tutti, tranne i fuoriquota, avevamo un lavoro oltre al calcio. Non lavorare per giocare al calcio a questi livelli, soprattutto per chi ha una famiglia da mantenere, è una follia”.

“Il presidente che mi è rimasto nel cuore? Leonardo Bambini, una persona eccezionale sotto ogni punto di vista. È un padre di famiglia come piace a me. Ed il Trestina è una famiglia, dove ognuno ha il suo ruolo, ma in un contesto di collaborazione massima improntata su una serietà comportamentale che vale per tutti, dal presidente al fuoriquota più giovane”.

“Perché non sono rimasto in serie D nonostante mi volessero tenere ad ogni costo? Perché le trasferte erano lunghissime, stava per nascere mio figlio e io non me la sono sentita di arrivare fino in Sardegna per una partita di calcio. Ho deciso, così, dopo cinque anni, di lasciare la serie D e rituffarmi in Eccellenza”.

Raccontami della tua carriera.
“Ho fatto tutte le giovanili nel Perugia, poi l’Angelana in serie D (12 gol da fuoriquota), poi San Sisto, tre anni alla Nestor, quindi ho giocato nel Castel Rigone di Brunello Cucinelli, Bastia, ed ecco i sei anni più belli della mia vita, a Trestina, dove ho segnato tantissimo anche in serie D. Poi la brutta parentesi di Gualdo (GualdoCasacastalda nello scorso campionato) dove sono retrocesso, ma rimango fiero di me perché nonostante le richieste avute nella riapertura invernale del mercato da Angelana e Spoleto ho deciso di non scappare come un ‘coniglio’ e sono rimasto”.

Chi vince questo campionato?
“È un torneo molto tosto e livellato. Oggi il pronostico sfugge da ogni considerazione e questo riguarda anche la lotta per la salvezza. Forse il Bastia e l’Angelana hanno qualcosina in più rispetto alle altre, ma farei molta attenzione anche al Cannara e all’Orvietana”.

Ed il Castel del Piano?
“Sicuramente ce la metteremo tutta per fare meglio della passata stagione. Domenica scorsa abbiamo inciampato a Narni, ma è stata una giornata storta dove non c’è andato bene nulla. Comunque la partita l’abbiamo fatta eccome. Credo che abbiamo tutte le carte in regola per arrivare molto in alto. No, non ho ancora segnato, ma ci sono andato vicino. Devo sbloccarmi”.

“A quale dolce può essere abbinato un gol? Ad una torta di compleanno, la cosa più bella e più buona che c’è”.

IN BOCCA AL LUPO FORNARETTO GOLEADOR!

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  Scritto da Alberto Scattolini il 21/09/2017
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