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Raiola, un ritratto del procuratore dei 'calciatori VIP'

 

Era molto diverso da come lo descrivevano i media

Se ne è andato lottando come un leone, come d’altronde è sempre stato in tutta la sua vita. Il 30 aprile di quest’anno ci lasciava Mino Raiola, il procuratore più famoso del calcio che all’interno della sua scuderia vantava pezzi da 90 come Gianluigi Donnarumma, Paul Pogba, Marco Verratti, Alessio Romagnoli, Denzel Dumfries, e ovviamente lui, il suo pupillo: Zlatan Ibrahimović. Grazie al suo operato, fatto di bluff e diplomazia, era riuscito a strappare contratti faraonici per questi suoi assistiti. Ma Mino Raiola non era solo “una macchina da soldi” per quei calciatori che facevano a gara per essere seguiti da lui. Questo ex studente della facoltà di Giurisprudenza senza laurea, che prima di varcare la soglia dell’universo del pallone è stato anche un lavapiatti, un esportatore di bulbi di tulipani e un importatore di prodotti alimentari per ristoranti italiani in Olanda, era un uomo dal cuore d’oro dai modi talvolta così rudi da far passare un’immagine diversa di sé. Perché Mino Raiola non è stato solamente quel procuratore che ha litigato più che furiosamente con Donnarumma per il rinnovo di contratto, ma anche colui il quale nel periodo più difficile per il mondo intero ha lanciato una raccolta fondi per aiutare le persone meno fortunate. Insomma, uno degli uomini più discussi del pallone aveva eccome un cuore, eppure i media molto spesso se ne dimenticavano, descrivendolo come prepotente e irascibile. Forse era anche quello, ma chi nel fare il mestiere che ama non è così passionale da perdere talvolta le staffe?

Vestiti eleganti? Nemmeno per sogno!

Il patrimonio Raiola va al di là delle cifre guadagnate dall’ex compianto procuratore dei “calciatori VIP”, che per alcuni giornali e tabloid solo nel 2020 è stato di 84.7 milioni di dollari, considerando che questo include anche il suo modo tutto particolare di esercitare la professione. Sì, perché come molti ricorderanno, Mino non ha mai amato i vestiti eleganti, e infatti da potente e importante procuratore quale era si recava presso le sedi dei club più prestigiosi indossando una maglietta e un paio di jeans. Era il suo modo di essere, vero e verace, che uno come Ibra ha sempre apprezzato. Lo svedese è stato il suo pupillo, perché in un certo senso sono sempre stati simili; sia Zlatan sia Mino davano il massimo in ogni cosa che facevano, senza fermarsi mai un secondo per lamentarsi o per riposarsi.

Il suo segreto? Sapeva ascoltare le persone

Il segreto del successo di Raiola stava nell’aver imparato ad ascoltare le persone. Quando da giovanissimo in Olanda girava per i tavoli come cameriere, non solo ha avuto la possibilità di apprendere più lingue – ne conosceva e ne parlava 7 – ma anche di comprendere come ragionano le persone. E una volta individuati gli schemi mentali li ha applicati alla sua professione, utilizzando un po' di quella sfacciata diplomazia che nessun’altro possedeva. Håland non sarebbe mai andato al City di Guardiola se non fosse stato per Mino Raiola, capace di tirare la corda fino a poco prima di spezzarla completamente. Il suo è stato un addio importante, non l’unico purtroppo, che cambierà per sempre il modo di fare affari nel calcio.

 

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  Scritto da Redazione il 20/09/2022
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