CONCENTRAZIONE MASSIMA - Inter e la paura di chiudere a "zeru tituli"

Inter, tutto su Monaco: il sogno Champions per dimenticare lo scudetto
Il tempo dei bilanci non è ancora arrivato. Servirà, certo. Perché perdere uno scudetto per un solo punto, con 13 punti in meno rispetto alla scorsa stagione, 12 gettati via da situazioni di vantaggio, e 35 gol subiti contro i 22 del 2023/24, impone riflessioni profonde. Tanto più con la rosa più forte del campionato. Verrà il momento per analizzare responsabilità, errori e occasioni mancate. Ma non ora.
Perché in casa Inter, tutto è proiettato verso una sola data: sabato 31 maggio, finale di Champions League contro il Paris Saint-Germain.
Il colpo allo scudetto era già stato incassato dopo il 2-2 con la Lazio. L’epilogo inevitabile si è solo formalizzato con i risultati di venerdì sera. Da quel momento, la testa è stata sgombrata per concentrarsi sull’unico, grande obiettivo rimasto.
Nel weekend, Inzaghi ha concesso due giorni liberi alla squadra – eccezion fatta per Pavard e Zielinski, ancora al lavoro ad Appiano per recuperare la condizione. Domani si riparte con la marcia verso Monaco di Baviera, e il Media Day UEFA contribuirà a immergere l’ambiente nel clima europeo, caricando l’atmosfera a tinte Champions.
Chissà che l’amarezza per il titolo sfumato non si trasformi in energia supplementare. Sin dall’inizio della stagione, dopo il tricolore della seconda stella, l’Inter ha mostrato un’attitudine diversa in Europa. È parso chiaro: la ferita della finale persa a Istanbul contro il City è ancora aperta, e Lautaro e compagni sembrano volerla rimarginare con una vendetta sportiva memorabile.
Il percorso in Champions è stato esemplare: solida, cinica, compatta, l’Inter ha messo in campo mentalità e carattere in ogni gara. In campionato, al contrario, si è spesso concessa leggerezze e cali di concentrazione, dando la sensazione che tutto sarebbe arrivato comunque, quasi in automatico.
Ma in Europa no. In Champions, i nerazzurri sono stati impenetrabili nel girone, determinati nella fase a eliminazione diretta. Ora Inzaghi dovrà trovare la ricetta perfetta: mescolare la determinazione mostrata in Europa con il fuoco delle delusioni recenti, dallo scudetto perso nel 2022, alla finale di Champions di due anni fa, fino ai trofei sfumati nel 2024/25.
La parola d’ordine è una: PSG. Lo hanno chiesto la dirigenza, l’allenatore e i tifosi, presenti numerosi anche a Como per incitare la squadra. “Stiamo giocando la vita”, ha detto Barella nel finale concitato contro la Lazio.
Bene, ora quella vita – sportiva, si intende – ha un solo nome: Champions League.
E poi, dal 1° giugno, si potrà tornare a parlare anche del futuro di Simone Inzaghi. Davanti a lui, la possibilità di iniziare un nuovo ciclo a Milano o di cedere alle tentazioni arabe dell’Al-Hilal, pronto a offrirgli 50 milioni annui.
Ma oggi non è il momento. Prima, c’è da scrivere un’ultima, fondamentale pagina. A Monaco.
