Il VAR doveva rappresentare la rivoluzione del calcio moderno, lo strumento capace di eliminare polemiche e garantire decisioni eque. Eppure, in Serie A, sta accadendo l’opposto: gli errori aumentano, le proteste pure. Quella che doveva essere una garanzia di giustizia sembra oggi una fonte di ulteriore caos e disorientamento.
Decisioni inspiegabili e un sistema in tilt
Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli episodi controversi: rigori negati evidenti, “rigorini” concessi con eccessiva leggerezza, falli di mano interpretati in modo contraddittorio. Gli appassionati si chiedono se il VAR venga utilizzato correttamente o se, invece, la tecnologia venga gestita senza un protocollo chiaro e condiviso da tutti gli arbitri.
La discrezionalità che distrugge la coerenza
Il nodo principale resta la soggettività. Ogni direttore di gara decide quando intervenire, come rivedere un episodio, se affidarsi al video o al proprio giudizio. Il risultato è una mancanza di uniformità che spiazza tifosi e allenatori. In pratica, il VAR non corregge gli errori: li trasforma in nuove interpretazioni ancora più controverse.
Le parole di Rocchi e il caso dei “rigorini”
Lo stesso Gianluca Rocchi, responsabile degli arbitri italiani, ha ammesso le difficoltà, parlando di “rigorini” da evitare. Un riconoscimento implicito che qualcosa non funziona. Ma come si stabilisce il confine tra contatto lieve e fallo vero? La risposta, finora, sembra mancare, lasciando spazio a una confusione che cresce di giornata in giornata.
Tecnologia senza formazione non basta
Il VAR non è il problema: il problema è chi lo usa visto che probabilmente non sa usarlo. La tecnologia richiede competenza, freddezza e soprattutto coerenza nell’applicazione. Gli arbitri italiani sembrano in difficoltà nel gestire lo strumento, forse per mancanza di preparazione o per il timore di contraddire colleghi in sala VAR. Il risultato è un paradosso: più mezzi, meno chiarezza.
Tifosi e addetti ai lavori sempre più sfiduciati
Ogni domenica cresce la sensazione che il VAR non garantisca affatto imparzialità. Le proteste delle squadre, il malcontento dei tifosi e le reazioni degli opinionisti dipingono un quadro preoccupante. La fiducia nel sistema arbitrale è ai minimi storici, e persino le correzioni video finiscono spesso per alimentare le polemiche invece di spegnerle.
Un futuro da ricostruire, partendo dalla credibilità
Per restituire credibilità al calcio serve un passo indietro: formazione, regole uniformi e comunicazione chiara. Gli arbitri devono riappropriarsi del proprio ruolo, il VAR deve tornare a essere un supporto, non un rifugio per giustificare errori. Solo così la Serie A potrà dire di aver imparato davvero a usare la tecnologia al servizio del gioco.








