Il calcio italiano torna a interrogarsi sulla gestione degli episodi dubbi. Dopo le polemiche nate dal rigore assegnato in Milan-Fiorentina, l’AIA sta valutando un piano di revisione del protocollo arbitrale. L’obiettivo è ridurre gli errori di interpretazione e dare maggiore credibilità alle decisioni, in particolare quando si tratta di episodi in area di rigore.
La prova tv pronta a tornare dopo anni di assenza
Tra le ipotesi più concrete spunta il ritorno della prova tv, uno strumento ormai dimenticato da quando è stato introdotto il VAR. Negli ultimi anni, infatti, veniva utilizzata solo in casi marginali, come per individuare bestemmie o comportamenti antisportivi. Ora potrebbe tornare per punire le simulazioni e tutelare la regolarità del gioco.
Una scelta tra modernità e ritorno al passato
L’AIA, guidata da De Marco, vuole analizzare a fondo l’episodio di San Siro. Il rigore concesso dopo la revisione al monitor ha evidenziato una discrepanza di valutazioni tra arbitro e varista. Per questo si pensa di integrare nuovi strumenti di controllo post-partita, anche se la misura rischia di riportare il sistema a un meccanismo troppo macchinoso.
Il rischio di un cortocircuito decisionale
La reintroduzione della prova tv, spiegano fonti arbitrali, potrebbe generare ulteriori contraddizioni. Immaginare un arbitro corretto a posteriori da un varista e poi da una commissione disciplinare rischia di aumentare la confusione. Un errore corretto due volte non diventa verità, ma un potenziale cortocircuito che mina l’autorità del direttore di gara.
Guerra aperta ai simulatori e obiettivo trasparenza
Il vero obiettivo dell’AIA resta la lotta alle simulazioni. L’intenzione è colpire chi trae vantaggio da comportamenti scorretti e ristabilire un equilibrio tra giustizia sportiva e rispetto del campo. La prova tv, se reintrodotta, sarà un’arma di dissuasione più che di correzione. Un passo indietro forse necessario per fare chiarezza.






