La Juve Stabia è rimasta travolta da un terremoto extra-sportivo. A seguito di un’inchiesta della Procura di Napoli è emerso un presunto sistema di condizionamento mafioso del club, attribuito al clan D’Alessandro. La notizia ha messo sotto pressione l’intero ambiente gialloblù e provocato forti timori tra tifosi, società e dirigenti.
L’amministrazione giudiziaria e le rassicurazioni sul piano sportivo
Il club è stato posto sotto amministrazione giudiziaria con l’affidamento a due commissari per neutralizzare i rischi di infiltrazione. In un comunicato, la società ha precisato che i soci e la dirigenza non sono indagati e ha ribadito che l’attività sportiva non è a rischio.
Il coinvolgimento della politica locale e le pressioni sull’ambiente
La vicenda ha sollevato l’attenzione degli esponenti politici locali: la squadra e la città devono essere tutelate, è il messaggio lanciato. Si ipotizza la possibilità di giocare a porte chiuse o in campo neutro per evitare sovrapposizioni con le indagini e tutelare l’ordine pubblico.
Il tecnico chiamato a isolare il gruppo dal contesto
Il mister della Juve Stabia ha ricevuto l’arduo compito di tenere la squadra concentrata nonostante il clima surreale. Il club, nel frattempo, è impegnato a bonificare tutti i rapporti con fornitori e collaboratori esterni ritenuti “sospetti”.
Ipotesi calendario a rischio e piano emergenza operativo
Tra le opzioni sul tavolo figura lo slittamento della partita interna contro il Bari oppure lo svolgimento dell’incontro in un impianto differente. Il club è in contatto con la Federazione e le autorità per gestire gli scenari.
Un futuro che deve tornare alla normalità
La Juve Stabia adesso ha davanti una sfida doppia: quella sul campo, per consolidare la classifica, e quella fuori, per recuperare credibilità. Il processo di bonifica intrapreso rappresenta un importante banco di prova per la società e per la città. Ogni passo sarà osservato da vicino.






