Mai la Sampdoria era scivolata tanto in basso: con appena sette punti raccolti e l’ultimo posto fisso, la squadra lamenta una crisi totale. Il divario di quattro lunghezze dai playout e sei dalla salvezza diretta certifica un fallimento sportivo senza attenuanti. La luce in fondo al tunnel non si vede ancora e la contestazione cresce.
Errori in serie e società nel mirino
La classifica da “film dell’orrore” non lascia spazio a interpretazioni: la società viene accusata di aver sbagliato ogni scelta possibile. Giocatori esperti, dirigenti e tecnici hanno deluso. La tensione cresce, i tifosi protestano e l’ambiente è sempre più tossico. È mancata la tenuta mentale e caratteriale del gruppo.
L’ammissione pubblica di Foti
Al termine della trasferta persa contro il Venezia per 3-1, il dirigente Foti ha ammesso: «Non siamo ancora la Sampdoria». Le sue parole taglienti esplicitano la distanza tra la squadra attuale e la tradizione blucerchiata di cui portano i colori. La maglia e i tifosi sembrano oggi gli unici veri simboli ancora intatti.
Zona playout troppo lontana
Essere distanti quattro punti dai playout, in questo momento, equivale a galleggiare sul baratro. Con solo sette punti in classifica, la Sampdoria è chiamata a una rimonta che appare già in salita, considerando gli errori di fondo e la fragilità mentale della squadra. Un messaggio d’allarme che non può più essere ignorato.
Serve un reset totale
Per invertire la rotta servirebbe qualcosa di radicale: nuovi equilibri, responsabilità, coesione, e soprattutto consapevolezza della gravità della situazione. Senza cambiamenti profondi, il rischio è che questa stagione rimanga una macchia pesante nella storia del club. I blucerchiati devono reagire, e presto.






