L’arrivo di Luciano Spalletti sulla panchina della Juventus non ha ancora prodotto la rivoluzione tattica attesa. L’esordio vincente con la Cremonese è arrivato più per errori avversari che per meriti propri, mentre i pareggi con Sporting e Torino hanno mostrato una squadra ancora incerta, con Di Gregorio spesso chiamato a salvare il risultato.
Un cambio che tarda a concretizzarsi
La sensazione è che la svolta rispetto alla gestione Igor Tudor non si sia ancora concretizzata. Spalletti ha ereditato una squadra che difende con ordine ma costruisce poco. Le sue prime settimane sono state un banco di prova più che una metamorfosi: troppo poco tempo per incidere, troppi impegni ravvicinati per sperimentare davvero.
L’importanza della sosta per lavorare sul gruppo
La sosta arriva nel momento ideale per Spalletti, che avrà finalmente giorni utili per allenare e trasmettere la propria idea di gioco. Nelle tre gare iniziali, la Juventus è apparsa contratta e prevedibile, incapace di imporre il ritmo. Ora il tecnico potrà concentrarsi su automatismi e nuovi equilibri, partendo da una base più solida.
L’ammissione del tecnico: “Serve equilibrio”
Dopo lo 0-0 nel Derby della Mole, lo stesso Spalletti ha riconosciuto che inserire troppe novità subito sarebbe stato rischioso. “Si va per gradi”, ha detto a DAZN, consapevole che la squadra deve prima ritrovare fiducia. Il nuovo modulo arriverà, ma solo quando la Juventus sarà pronta a sostenerlo senza perdere equilibrio.
Verso una Juventus più “Spallettiana”
Alla ripresa, la Juventus potrebbe mostrare un volto più riconoscibile e in linea con la filosofia del suo allenatore. Spalletti punta a una squadra più corta, capace di gestire il possesso e attaccare con più uomini. Il suo obiettivo è portare identità e fluidità, concetti che finora si sono visti solo a tratti.
Difesa a quattro, marchio di fabbrica
Il principale cambiamento potrebbe essere il ritorno alla difesa a quattro, caratteristica costante nelle squadre di Spalletti. Kalulu tornerebbe nel ruolo “naturale” di terzino destro, Cambiaso presiederebbe la corsia opposta, mentre Koopmeiners e Rugani sarebbero al centro (ma soprattutto Bremer quando rientrerà…). Una linea più classica per garantire solidità e miglior uscita dal basso.
Prove tecniche alla Continassa
Durante la pausa, Spalletti potrà lavorare con gran parte del reparto difensivo, compreso Di Gregorio. Le prove tattiche si concentreranno sui movimenti coordinati e sulla costruzione dal basso. L’obiettivo è evitare le difficoltà viste contro Sporting e Torino, dove la squadra ha concesso troppo nelle transizioni difensive.
Le variabili offensive in arrivo
Davanti, Spalletti studia soluzioni più dinamiche. Potrebbe alternare un 4-3-3 con esterni larghi a un 4-4-2 con due punte centrali. Yildiz è il jolly: può agire da trequartista o partire largo. In ogni caso, il tecnico chiede più movimento e verticalità, per rendere meno prevedibile un attacco ancora sterile.
Un attacco da rifondare tatticamente
Con Vlahovic punto fermo e Openda in cerca di riscatto, Spalletti valuta come bilanciare forza fisica e velocità. Il turco Yildiz potrebbe supportare una delle punte o fungere da raccordo offensivo. Il tecnico vuole una squadra capace di cambiare assetto in corsa, adattandosi alle partite senza snaturarsi.
Obiettivo: una nuova identità dopo la sosta
La Juventus che tornerà in campo dopo la sosta dovrà mostrare progressi concreti. I risultati iniziali hanno evidenziato più ombre che luci, ma Spalletti ha il tempo per imprimere la sua impronta. L’ambizione è chiara: trasformare una squadra prudente e reattiva in un gruppo moderno, offensivo e finalmente riconoscibile come “sua”.






