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Campionati e Risultati: RISULTATI CLASSIFICHE STATISTICHE COPPE DIRETTA

ALLA SCOPERTA DI PALLOTTINO Il centrale cresciuto a pane e Orvietana

Roberto Pace
ORVIETO - Riccardo Pallottino (nella foto) è un altro bell’esempio di ragazzo concreto, maturo, che sa ciò che vuole. Anche lui riesce a conciliare sport e studio con ottimi risultati. Forse, per l’Orvietana società è giunto il momento per destinare il riconoscimento meritato a questi studenti/calciatori. In questo periodo, Riccardo, oltre a risultare tra i migliori difensori centrali del campionato di Promozione, segue, regolarmente, il corso di studi per la laurea in Scienze Motorie.

Vita da pendolare, con tutte le implicazioni del caso, ma presenza assidua agli allenamenti settimanali. Come fa, del resto, da quasi quindici anni. Nato nel 1996, bazzica il Muzi e veste i colori dell’Orvietana dall’età dei primi calci. Anzi, ha anche fatto una sorta di “primino”, perché il contatto iniziale col pallone, ricorda averlo avuto a quattro anni.

Abbondantemente sopra i 180 cm di altezza, può anche essere presentato quale girovago del campo:
“Perché – spiega – ho praticamente ricoperto tutti i ruoli, portiere escluso. All’inizio, anche per l’altezza, mi vedevano e mi sentivo un attaccante. Segnavo abbastanza e, sinceramente, di quel ruolo m’è rimasta un po’ di nostalgia”.

Poi c’è stato il dopo:
“Sì, esterno e interno di centrocampo, trequartista, mediano, veramente di tutto e di più”.

Ma, un bel giorno, arriva Pippo Porcari:
“Era il mio allenatore dell’epoca. Una domenica mattina, con l’influenza che aveva falcidiato più di mezza squadra, mi piazzò al centro della difesa. E, da lì, non mi sono più mosso”.

Dall’anno scorso è titolare, in pratica inamovibile. Ricorda bene il giorno prima dell’esordio:
” Mister Montenero mi aveva già anticipato le sue intenzioni. Mi chiusi in camera, a mo’ di pensatoio, e arrivai alla conclusione che la carta da giocare era veramente importante. Perché sono uno che si sente appagato di vestire questa maglia e mi sentivo fiero di poterla indossare con continuità. Capii che bisognava spingere sull’acceleratore per non perdere la grande occasione”.

Era abituato a far coppia con Sante Di Girolamo, un compagno e amico di cui apprezza molto le qualità e insieme al quale si è trovato nella partita di Assisi:
“Sante è forte e con lui mi trovo benissimo. Come del resto con Gimelli. La sua esperienza, messa al servizio della difesa e della squadra, per noi più giovani è un continuo corso d’aggiornamento”.
La faccia è quella dell’angelo, ma in campo spuntano le corna:
“ E’ vero, ma fino ad un certo punto. Secondo il mister, difetto in cattiveria agonistica e sto cercando di mutare l’atteggiamento. Per adesso è la prima definizione, quella più appropriata”.

La volontà di migliorarsi non manca e si affida molto ai consigli di Nardecchia:
”Quando riusciamo a mettere in pratica quanto c’insegna diventa tutto più semplice. La manovra inizia dal portiere e dobbiamo essere sempre preparati a ricevere la palla e smistarla al compagno libero. Giochiamo molto sulla pressione è quando questa viene meno e manca la velocità d’esecuzione le cose si complicano. C’è capitato in due circostanze e ne stiamo pagando le conseguenze”.

Ciò non significa, però, allentamento della fiducia in voi stessi:
“Assolutamente no. Sappiamo quello che possiamo dare ed è quanto serve per tornare subito protagonisti. Lo vogliamo tutti, il gruppo è molto solido e stiamo bene assieme”.

Col Bevagna, domenica prossima, sarà costretto in tribuna:
“Purtroppo sono stato espulso. Ormai è andata ed è inutile recriminare. Però, in tutta onestà, sono ancora convinto che i due cartellini non li meritavo. Diciamo che l’attaccante è stato più astuto nell’attrarre l’attenzione e convincere il direttore di gara”.

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  Scritto da Roberto Pace il 04/12/2015
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