I MOTIVI DEL DECLINO DEL CALCIO ITALIANO
Squilibrio con le serie minori e incapacità di competere con l’estero
PERUGIA - Negli ultimi anni, la differenza tra la Serie A e gli altri competizioni si è allargata sempre di più. Qualche anno fa, il nostro campionato era il più amato, il più bello e il punto di arrivo di qualsiasi campione. Ora come ora, sia per questioni squisitamente economiche che per questioni di appeal e di ambizioni, la Serie A è diventata un campionato di passaggio, ideale per giovani in rampa di lancio o per attempati campioni in cerca di nuovi stimoli, a parte qualche eccezione.
SQUILIBRIO CON LE SERIE MINORI
Ciò che contraddistingue il calcio nostrano è un forte squilibrio tra la serie maggiore e tutto ciò che c’è in basso. Durante le ultime elezioni per il Presidente Federale, conclusesi con un nulla di fatto e con il conseguente commissariamento, si è paventata l’ipotesi di diminuire il potere che hanno i dilettanti. Il problema, in questo caso, è la clamorosa iniquità che c’è a un livello più basso. Basti pensare che le squadre che valgono di più (Fonte: Transfermarkt) in Serie D oscillano tra il milione e il milione e mezzo, praticamente lo stipendio medio di un singolo calciatore di una società media di Serie A. Se si prende il Benevento, ultima nel campionato maggiore, ha un valore di quasi 37 milioni di euro e due anni fa era in Serie C. Ciò significa che andare in Serie A dà introiti enormi, che non arrivano nemmeno in minima parte ai rami più bassi.
PREMIER LEAGUE E LIGA LONTANE ANNI LUCE
Ma ciò che fa spavento è la reale differenza che c’è tra la Serie A e gli altri campionati. A salvare la nostra competizione nazionale, temporaneamente, è il quarto posto nel ranking UEFA, che permette, da quest’anno, il ritorno alle 4 squadre in Champions League. Ma sia dal punto di vista economico che da quello dei risultati in Europa, la Serie A è surclassata rispettivamente da Premier League e Liga. A parziale discolpa delle società nostrane, è d’obbligo specificare che la differenza economica che c’è tra Premier League e tutti gli altri campionati è abissale (Fonte: Sports Bwin). Se si considerano gli acquisti e le cessioni degli ultimi 10 anni, il campionato inglese ha speso circa 5012 milioni di euro, con un gap clamoroso con la seconda in classifica, la Bundesliga, a quota 776. Terza, invece, l’Italia con 729 milioni di euro di spesa. Visto il nuovo accordo per i diritti TV, questo distacco, con gli anni, sembra essere sempre destinato a salire.