FARAGLIA SCRIVE A TOTTI: "Caro Francesco, stavolta hai sbagliato!"
Dal professor Giancarlo Faraglia riceviamo e volentieri pubblichiamo questa sua rifelssione:
"Spett.le Settecalcio
Gentile Direttore,
ha suscitato scalpore la conferenza stampa di Francesco Totti (nella foto tratta da roma.corriere.it), sia per i contenuti che per il nome del protagonista. Vorrei aggiungere una sintetica valutazione personale che è quella di uno dei tanti che ha vissuto in prima persona il mondo del calcio (sebbene spesso in maniera molto critica) nei vari ruoli di calciatore prima (a discreti livelli), poi di tecnico, ed ora di dirigente di una Scuola calcio (P.G.S. Don Bosco di Perugia).
Vado diretto al centro del problema e mi permetto di dire (controvoglia) che non condivido la presa di posizione di Francesco Totti, uno dei pochi “geni” di questo sport, oggetto di ammirazione non solo per i tifosi della Roma, straordinario anche come modello di comportamento dentro e fuori del campo.
Così facendo vado contro la mia natura fondamentalmente romantica e sentimentale che mi porterebbe istintivamente a schierarmi decisamente dalla parte del grande campione, del mito, della “bandiera” e della sua storia.
Ma non è così e, soffocando il mio istinto, provo a razionalizzare il problema per dire che Francesco Totti, secondo il mio punto di vista, ha sbagliato non tanto e non solo, come ho sentito sul punto da importanti commentatori, perché, in fondo, sic transit gloria mundi, tutto passa e anche i grandi campioni debbono rassegnarsi alla crudeltà tempo, ma soprattutto per altri motivi. Totti e tanti altri suoi colleghi sono entrati liberamente e volentieri in un sistema (il sistema calcio), ne sono rimasti ben ancorati e ne hanno quindi accettato le regole.
Sistema e regole che hanno loro permesso di vivere una vita non privilegiata ma (se si può dire) “privilegiatissima”. Evito di descrivere la sconfinata lista di evidenti “privilegi” da chiunque facilmente individuabili. Francesco Totti, come tanti suoi colleghi, hanno accettato un sistema e le sue regole che da molti anni (legge 23 marzo 1981 n. 81) anche giuridicamente e formalmente è un Sistema-Impresa (le Società professionistiche sono tutte Società di capitali) dove l’unico obiettivo è - e sempre più lo sarà - il profitto, l’utile aziendale, i dividendi tra gli azionisti.
Assistiamo ogni giorno a grandi Gruppi finanziari e/o imprenditori che “giocano”, come al Monopoli, con le Società di calcio (Roma, Milan, Inter, Fiorentina e via all’infinito, per non parlare di quello che succede in Inghilterra, Francia etc.). Gruppi finanziari e/o imprenditori per i quali il sentimento, la storia personale, la gratitudine, la riconoscenza, la “bandiera” (valori che, non fosse altro per l’età, personalmente rimpiango), vanno bene finchè coincidono con l’utile, con il profitto, altrimenti ci si passa sopra e quei valori formeranno presto materia di studio…. dell’Archeologia.
Quel Sistema (e le sue regole) sempre più “tritacarne” – sommessamente mi permetto di affermarlo – Francesco Totti lo deve accettare non solo quando ha permesso di condurre a lui e alle sue generazioni a venire una vita da sogno, ma anche quando quello stesso Sistema e quelle stesse regole non lo considerano più funzionale all’utile aziendale, e ciò nonostante egli rappresenti, senza alcun dubbio, l’immagine più fulgida, il simbolo più alto, la “bandiera” più splendente di tutta la storia della A.C. Roma."
Giancarlo Faraglia
(già Docente di Diritto Sportivo – ISEF Perugia)
Scritto da Redazione il 25/06/2019