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Come diventare dirigente nel mondo dello sport?

Nell’ultimo anno, per effetto della Pandemia da Coronavirus, tra un lockdown e l’altro, a farne le spese sono stati numerosi settori che hanno visto diminuire le proprie entrate con un valore che si aggira intorno al 70%. La crisi sta colpendo tutti indistintamente, ma vi sono ambiti sui quali questa ha inciso relativamente, continuando a rappresentare uno dei settori più remunerativi della storia del paese. È il caso del settore sportivo in particolare quello calcistico: uno sport che continua a generare fatturati elevati senza subire alcuna effettiva oscillazione negativa.

Proprio all’interno di questa realtà, sempre più numerose sono le domande di lavoro. In particolar modo negli ambiti dirigenziali.

Ma chi è il dirigente? Se lo chiedono molti giovani appassionati di calcio che sognano un impiego proprio nel mondo del pallone. Si tratta di una figura professionale definita dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio come “la persona fisica, che, anche in conformità con il Manuale UEFA per l'ottenimento delle licenze, svolge per conto delle Società Sportive professionistiche, attività concernenti l'assetto organizzativo e/o amministrativo della Società”. Tra i compiti dei dirigenti del pallone c’è anche la gestione dei rapporti (anche contrattuali) tra atleti, tecnici e società, la conduzione di trattative con altri club che riguardano trasferimenti di giocatori, cessioni di contratti, tesseramento dei tecnici.

Cosa significa lavorare come dirigente nel mondo dello sport, dunque? Porto in esame il caso calcistico, essendo lo sport italiano per eccellenza, lavorare come dirigente o direttore sportivo richiede non solo una profonda passione per il settore di riferimento ma anche una serie di soft skill senza le quali sarebbe complicato svolgere la professione.

I requisiti fondamentali e la formazione

Per poter lavorare come direttore sportivo, vi sono requisiti imprescindibili come: il raggiungimento del 25esimo anno di età; il diploma di scuola secondaria superiore; il godimento dei diritti civili; non aver riportato condanne penali; non essere stati dichiarati interdetti, inabilitati o falliti. Oltre questi requisiti, ve ne sono altri legati essenzialmente allo sport. Per tanto, non bisogna aver subito: provvedimenti di preclusione a incarichi nella Figc; squalifiche per oltre 90 giorni nella stagione precedente e superiore a 12 mesi nelle precedenti tre stagioni. Si tratta di requisiti richiesti dalla Figc, la quale, pone come scoglio per l’accesso alla professione, la partecipazione a corsi da loro organizzati, accessibili a coloro che hanno accumulato molti anni di esperienza nel calcio.

La formazione del manager sportivo non è regolamentata, per cui non vi è alcuna norma giuridica che la disciplini nel dettaglio. Tuttavia, risulta fondamentale il conseguimento del titolo, almeno triennale. Laddove vogliate lasciarvi aperte più possibilità nella vita, potreste optare per una specializzazione in gestione aziendale o marketing così da poter conseguire comunque una laurea poliedrica grazie ai numerosi esami di economia e management. In questo modo le competenze acquisite oscilleranno tra quelle economiche e manageriali passando per quelle giuridiche. Laddove siate impossibilitati nel frequentare lezioni, dipartimenti, e sostanzialmente “frequentare la facoltà”, vale la pena evidenziare che molti giovani appassionati di sport, al fine di conseguire il titolo, scelgono delle università telematiche (come l’Università Niccolò Cusano) la cui offerta formativa consente di poter variare, in base alla propria disponibilità, tra una metodologia didattica tradizionale o una metodologia didattica e-learning.

Fondamentale, sia durante gli studi sia dopo il conseguimento del titolo accademico, è lo svolgimento dei tirocini formativi presso i Centri Sportivi Universitari o nei siti web. Questo vi consentirà di calarvi, almeno in parte, nel ruolo e valutare effettivamente le vostre attitudini, oltre che farvi conoscere.

Altrettanto importanti, infine, sono le certificazioni, che richiedono un monte ore di corsi da seguire, e il cui accesso è spesso rimesso ad un test di selezione iniziale. Si può anche optare per un master di I o II livello, ad esempio dedicato al management per società sportive. In ogni caso, la specializzazione ha la funzione di far acquisire competenze e conoscenze necessarie alla “gestione delle organizzazioni sportive e della pianificazione di eventi”.

Ovviamente in tanti si chiedono anche a quanto ammonta la retribuzione di un dirigente sportivo. La risposta però non può essere univoca. Non c’è uno standard, i compensi variano nettamente in base al livello della società che si dirige.

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  Scritto da Redazione il 03/05/2021
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