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FEDERICO ZUCCONI, LA VERITA':"Lascio per lavoro, magari tra un po'..."

Zucconi: “Ventinella, dobbiamo salutarci ma ti porterò sempre nel cuore.” Il forte numero uno, a soli 27 anni, ha deciso di appendere i guantoni al chiodo per questioni lavorative. Ma qualche speranza che un domani possa tornare protagonista ce la da...

FILIPPO FELIGIONI
MAGIONE – La decisione del portiere Federico Zucconi (classe 1993) sembra essere definitiva: a soli 27 anni, l’estremo difensore ex-Ventinella ha deciso di appendere i guantoni al chiodo nonostante la grande stagione dello scorso anno che ha visto la squadra umbra conquistare il secondo posto in Promozione e occupare stabilmente le zone più nobili della classifica. La volontà irremovibile di Zucconi priverà il Ventinella di un portiere esperto, uno dei migliori in questo ruolo: il posto rimasto vacante verrà colmato dal giovane Marco Miccio, ex-Foligno.

Partiamo dalle origini. Da dove nasce la tua decisione di diventare un portiere?
"È una vocazione che ho da sempre. Già a sei anni saltavo da un palo all’altro e guidavo la difesa da dietro, ma onestamente non so come sono finito in porta. So soltanto che mi è sempre piaciuto perché sentivo il senso di responsabilità e la delicatezza del ruolo, ma soprattutto la necessità di fare sempre delle partite perfette perché se un portiere commette un errore poi riesce difficilmente a rimediare, a differenza di un attaccante che può sbagliare cinque o sei occasioni e poi farsi perdonare segnando all’ultimo minuto."

Oltre alla passione per il ruolo hai sempre dimostrato di essere un portiere molto forte, ma la tua scelta ha preso molti alla sprovvista. Perché hai deciso di smettere dopo una stagione fantastica come quella dello scorso anno?
"È stata una decisione difficile da prendere, anche perché sarò sempre legato al Ventinella, dove lascio un pezzo di cuore, e non smetterò mai di ringraziare e di ricordare i miei compagni e lo staff della squadra. Non è stata una scelta dettata da problemi con lo spogliatoio o con i dirigenti: al contrario, mi dispiace lasciarli e non giocare più con loro perché abbiamo sempre formato un gruppo unito e forte basato sull’amicizia. Ho scelto di smettere perché faccio un lavoro molto pesante che mi costringe ad alzarmi presto e a sopportare turni molto stancanti. Lo scorso anno mi sono reso conto di essere arrivato al limite perché appena uscivo dal lavoro correvo al campo per l’allenamento e non avevo mai tempo per recuperare: quando una passione diventa un impegno pesante sia a livello fisico che mentale è meglio smettere e così ho deciso di appendere i guantoni al chiodo."

È una decisione molto importante da prendere, soprattutto per un giovane di grandi prospettive come te.
"Me ne rendo conto, ma ormai erano sei anni che alternavo le giornate tra calcio e lavoro e mi sono accorto che sia dal punto di vista fisico che mentale non riuscivo più a conciliare i due impegni. Le settimane si alternavano tra allenamenti, lavoro e partite nel fine settimana e non sono mai riuscito a trovare un po’ di tempo per rilassarmi e uscire dalla frenesia degli impegni. Era da un po’ che ci pensavo e credevo che durante il periodo di sospensione del campionato avrei potuto trovare nuove energie e nuove motivazioni per ripartire, ma in realtà non ho sentito la mancanza del campo o degli allenamenti perché finalmente ho avuto del tempo per me, per ricaricarmi e staccare la spina per un po’."

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Dopo che hai comunicato la tua scelta di smettere la società ha reagito subito riportando a casa Marco Miccio. Pensi che sarà un degno erede e che sia pronto a difendere la porta del Ventinella?
"Certo! È un ragazzo fantastico, talentuoso e con qualità ottime, ma ha ancora un enorme margine di crescita e lo ha già dimostrato con le prestazioni sul campo. Ho giocato con lui due anni fa proprio al Ventinella e nonostante sia ancora molto giovane darà una grande mano ai ragazzi e non avrà problemi ad ambientarsi nello spogliatoio."

Non hai pensato a scendere di categoria per prendere un impegno meno pesante da rispettare?
"Ho sempre pensato che quando si prende un impegno lo si deve portare a termine dando il tutto per tutto, quindi indipendentemente dalla categoria in cui gioco cerco sempre di dare il 100% senza mai risparmiare energie fisiche o mentali. La Promozione è un campionato perfetto per un giovane calciatore dilettante perché solitamente permette di incastrare bene gli orari di lavoro con quelli degli impegni calcistici e per questo ho preferito non scendere di categoria. La cosa che mi ha fatto molto piacere è stata ricevere tante offerte da società che militano in Promozione o in Eccellenza: significa che in questi anni ho lavorato bene e ho dimostrato di meritarmi un posto da titolare in queste categorie, ma come ho detto il lavoro mi porta via troppo tempo e non riesco più ad essere mentalmente concentrato sul campo perché arrivo sfinito a fine giornata."

Avrei preferito concludere l’intervista riuscendo a farti cambiare idea, ma rispetto la tua decisione. Tornerai mai ad indossare i guanti e a volare da un palo all’altro come quando hai iniziato a giocare in porta?
"Magari un giorno, tra un mese o un anno, tornerò a sentire il richiamo del campo e il bisogno di giocare. Nella vita mai dire mai. In più sono ancora giovane, quindi se decidessi di ricominciare a giocare non dovrei avere problemi a trovare una squadra disposta a darmi una seconda possibilità. Comunque, al momento ho altre priorità ma non escludo nulla a prescindere e un giorno potrei rispolverare i guantoni, toglierli dal chiodo e tornare ad indossarli. Magari in un futuro neanche troppo lontano."

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  Scritto da Filippo Feligioni il 26/07/2020
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